L’articolo riportato di seguito fa parte di un testo redatto da AUSED per i suoi 40 anni di attività . Quasi una profezia, quando, in un freddo novembre con altri CIO italiani, abbiamo scritto questo libro per celebrare 40 anni di tecnologia e di relazioni.
Da Vite Parallele (AUSED – Novembre 2016)
L’intelligenza artificiale è una delle chimere dell’informatica. Il termine è stato coniato nel 1956 dal matematico John McCarthy e dai ricercatori era inteso come “far fare alle macchine delle cose che richiederebbero l’intelligenza se fossero fatte dagli uomini†(Minsky).
Dopo il test di Turing del 1950 la moderna Intelligenza Artificiale (AI) comincia a muovere i primi passi concreti negli anni ‘60. In ambito universitario ci fu grande fermento fino agli anni ‘90. Dopo questa prima fase l’Intelligenza Artificiale subisce una battuta di arresto a causa dell’onerosità di calcolo e delle difficoltà applicative a formalizzare i sistemi di regole.
Nel recente presente, grazie anche all’avvento di big data, internet of things e dell’ampia disponibilità della potenza di calcolo, l’interesse dell’industria si è riacceso.
Siri®, diagnostica per immagini Computer-Aided, Watson®, iRobot ® sono tutti esempi di come AI ci aiuta, ci serve ed è ormai entrata nella nostra vita quotidiana.
Nel 2014 anche Google comincia ad interessarsi a deep learning e compra DeepMind.
Nell’ottobre 2015 AlphaGo di DeepMind batte il campione europeo di GO: la complessità , l’intuizione e la creatività richieste per giocare sono tali da far sembrare impossibile che AI potesse battere un umano.
Già dal 2015 molti fondi d’investimento della Silicon Valley hanno ricominciato a scommettere su start-up che studiano e realizzano applicazioni basate su reti neurali e apprendimento automatico. Possiamo aspettarci grandi cose?