Intelligent workplace, l’ambiente di lavoro diventa fluido

Nel luglio 2024 sono stato invitato come realtore da Data Manager ad un ricca tavola rotonda

Tempo, spazi, tecnologie e persone. Dallo smart working all’intelligent workplace, il cambiamento del modo di lavorare coinvolge tutte le aziende e richiede di affrontare velocemente e in modo integrato il processo di trasformazione digitale dell’organizzazione e lo sviluppo di competenze qualificate. Il punto di vista di Npo Sistemi (oltre 450 professionisti in Italia) , Nexthink, PwC, SAS, De Agostini, Regione Emilia Romagna e Solvay

Di seguito il mio intervento e l’articolo originale Data Manager page.

Il ruolo della tecnologia nel processo di trasformazione del modo di lavorare diventa particolarmente rilevante in organizzazioni di grandi dimensioni. Quando le strutture aziendali sono estese, distribuite fra più sedi operative e diversi paesi, la tecnologia non solo facilita l’adozione di nuovi modelli di lavoro, ma diventa anche un elemento centrale per garantire coerenza e efficienza operativa su larga scala. La gestione e l’integrazione di sistemi complessi, la comunicazione tra team distribuiti e la manutenzione di una solida infrastruttura IT richiedono soluzioni tecnologiche avanzate e ben progettate per assicurare che la trasformazione sia fluida e sostenibile.
È il caso di Solvay, multinazionale belga con una radicata presenza in Italia. Roberto Carnevale, technical lead Infrastructure & workplace della società spiega il compito a cui è chiamato il reparto IT per supportare un modello secondo il quale si lavora da ogni luogo.

«I nostri team erano già abituati a utilizzare sistemi di comunicazione digitale. Questo sicuramente ha aiutato la transizione verso una metodologia di lavoro che ci ha spostato alla periferia con l’esigenza di non modificare più di tanto gli equilibri interni. L’organizzazione IT di Solvay – aggiunge Carnevale – conta circa cinquecento professionisti e ha fatto da volano per abilitare tutta la popolazione aziendale, complessivamente 22mila persone (incluso il recente spin-off di Syensqo), all’uso degli strumenti tecnologici in una nuova modalità. Siamo passati da un modello secondo il quale agli addetti si forniva il PC e il telefono fisso sulla scrivania a un modello che si basa sulla connettività ai sistemi in cloud, in modalità servizio».

Da una visione server centrica basata su un centro di elaborazione dati centralizzato ed on-premise, Solvay è passata a una logica distribuita, facendo proprio il fenomeno del BYOD (Bring your own device) e trasformando il PC aziendale in un device configurato pezzo su pezzo per essere gestito in sicurezza anche da remoto. La pandemia ha accelerato un cambiamento che ha interessato tutta l’organizzazione, trasformandolo in uno standard necessario per gestire un ambiente di lavoro completamente virtuale.

«Siamo andati nella direzione della servitizzazione del posto di lavoro e della dotazione hardware di ogni collaboratore, abbandonando la logica dell’asset fisico a favore di un modello che ha convertito in servizio sia il desktop che il workplace e ha portato in cloud applicazioni, file e documenti» – sottolinea Carnevale. «È stato un profondo lavoro di re-thinking della gestione del parco installato, che ha richiesto e richiede ancora un attento e meticoloso lavoro di accompagnamento degli utenti per aiutarli a superare il timore di entrare in una nuova modalità lavorativa, molto più fluida di quella precedente».

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