Nel 2016 ho partecipato ad un interessante evento di ZeroUno.
Come ottimizzare, facendo salve sostenibilità economica e sicurezza, i rilasci di nuovi servizi It in modo da soddisfare le esigenze di velocità richieste dal business? Se ne è discusso in un Executive Dinner organizzato da ZeroUno in collaborazione con Nutanix e F5 Italia durante il quale si sono approfonditi concetti di flessibilità e performance dei sistemi che, accanto a sicurezza e intelligenza del deployment applicativo, assumono un ruolo centrale nel business che va sempre più digitalizzandosi.
Nelle aziende, una delle principali parole d’ordine è velocità . Velocità nello sviluppare nuovi prodotti e servizi per non farsi sopraffare dalla concorrenza storica, che corre anch’essa per non perdere o per guadagnare quote di un mercato che cambia di giorno in giorno. Rapidità e flessibilità per anticipare o controbattere nuovi competitor che provengono da mercati diversi e decidono di entrare in modo nuovo in altri business. E ancora velocità per reggere il confronto con start up – spesso così promettenti da ottenere in tempi brevi elevati finanziamenti – che si introducono in un settore tradizionale con proposte “disruptive†basate quasi esclusivamente su software e algoritmi innovativi. “In un’intervista apparsa ormai nel lontano 2011 sul Wall Street Journal – ricorda Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno – il cofondatore di Netscape ha affermato che il software sta mangiando il mondo. Intendendo, con questa affermazione, che sempre più ogni tipo di business e ogni settore saranno connotati da una prevalenza digitale e software application oriented. In un contesto di questo tipo, le relazioni fra dipartimenti business e It nelle aziende devono cambiare profondamente e diventare più collaborative su orizzonti temporali sempre più brevi. E così deve avvenire anche nell’ambito dell’It stessa, in particolare fra il mondo dello sviluppo e quello delle operations, con l’obiettivo di soddisfare le esigenze di supporto veloce alle incalzanti nuove iniziative di businessâ€.
“Il modello tradizionale di sviluppo a ‘waterfall’ – ha affermato Ficagna – è ormai diventato troppo lento e a silos. Occorre abbattere i muri fra business, sviluppatori ed esperti di operation e procedere con cicli più brevi e di analisi, sviluppo, testing e rilasci. Qui entra in gioco la metodologia DevOps, che vede i processi di sviluppo e operation non più come mondi isolati, che dialogano fra loro attraverso piccole feritoie, ma come un unico processo integratoâ€.
“La velocità con cui è ormai diventato necessario che interagiscano business, sviluppo e operation comporta dei rischi, quello che i processi di development e operation si ‘inchiodino’
– ha affermato, per esempio, Roberto Carnevale di Solvay, SAP Solution Manager Expert all’interno del team Qualità e Processi –
motivo per il quale è necessario che vendor e system integrator ci forniscano strumenti che ci aiutino a gestire in modo integrato questi processiâ€